Un’operazione denominata “Ade” è stata effettuata all’alba di ieri, martedì 21 luglio, dai Carabinieri della Compagnia di Battipaglia che ha coinvolto tre persone, accusate di corruzione, truffa aggravata e abuso d’ufficio.
I militari hanno scoperto una truffa ai danni dei cittadini che usufruivano dei servizi cimiteriali del comune ed eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Salerno.
I destinatari sono C.M., di anni 59, imprenditore edile, T.L., di anni 61, dirigente del servizio cimiteriale di Battipaglia e R.V., di anni 58, dipendente comunale addetto al servizio.
Per M. sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, mentre per V. e L. è stata disposta la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici.
L’indagine, avviata l’estate scorsa, trae origine dall’anomala presenza all’interno del cimitero di Battipaglia di M., già gravato da una condanna per 416 bis, risalente al 2008, in quanto ritenuto sodale di un clan camorristico, all’epoca egemone sul territorio, che eseguiva la quasi totalità delle operazioni di polizia mortuaria.
Le indagini, sia tecniche che tradizionali, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Salerno.
Presso il Cimitero di Battipaglia, oltre ai due dipendenti, erano assegnati diversi operai specializzati abilitati, che di fatto erano inutilizzati.
Il danno per le casse comunali era peraltro doppio.
Infatti, è stato accertato che il materiale edile usato da M., per i lavori cimiteriali, era preventivamente acquistato dal Comune, quindi, pagato a monte dai contribuenti.
L’inchiesta ha svelato come i due impiegati comunali sospesi, in combutta con M., violassero stabilmente tale regime, intascando direttamente il danaro da parte di privati cittadini, i quali, erroneamente persuasi di una temporanea indisponibilità di mezzi e dipendenti comunali, lo versavano nelle mani del privato imprenditore ovvero dei pubblici funzionari, che ripartivano tra loro tre le somme illecitamente ottenute e definitivamente sottratte all’ente locale.
È stato anche dimostrato come M. costantemente presente all’interno degli uffici comunali del cimitero, agisse come dirigente e coordinatore dei lavori.
Tra le misure irrogate, vi è anche il sequestro preventivo “per equivalente” di somme di denaro, che riguardavano beni mobili ed immobili appartenenti agli indagati fino a concorrenza degli importi costituenti il documentato profitto dei reati, ammontante a 25mila euro circa.
Rocco Becce
Direttore Editoriale