Prosegue, nel Lazio, a Roma, il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti, una piaga che colpisce gran parte dell’Italia, nonostante la massima attenzione da parte delle forze dell’ordine.
Dopo l’operazione “Ferro di Cavallo“, eseguita, dai militari dell’Arma, lo scorso fine ottobre, che ha visto lo smantellamento di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’alba di oggi, lunedì 11 novembre, circa 100 Carabinieri del Gruppo di Frascati, coadiuvati da unità cinofile, da un elicottero dell’Arma e da personale dell’8° Reggimento Carabinieri “Lazio”, hanno sgominato una banda dedita al traffico illecito di droga, di tipo cocaina.
Come informa una nota stampa inviata in redazione dal Comando Provinciale Carabinieri di Roma, l’organizzazione era radicata nella Capitale italiana, con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca, con a capo N.V.
20 le persone arrestate, tutte italiane, tra cui tre donne, 15 finite in carcere e 5 ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale DDA (Direzione Distrettuale Antimafia).
Tra loro, oltre al capo clan e alla sua compagna convivente, pusher e vedette che, nella zona, a qualsiasi ora, avevano un ruolo ben preciso nello spaccio e nel controllo del territorio.
Le indagini, hanno consentito di accertare l’esistenza di un consolidato sodalizio criminale, dedito all’illecita commercializzazione di sostanza stupefacente, operante come un vero e proprio modello aziendale, con “collaboratori”, ben retribuiti, compiti ben precisi e turni di lavoro suddivisi in tre fasce orarie.
Inoltre, vi erano decurtazioni salariali, tese a sanzionare eventuali errori commessi e per i più gravi era previsto anche il licenziamento immediato.
Il tutto avveniva in via dell’Archeologia, al civico 64, palazzina popolare composta da 38 appartamenti di proprietà del Comune di Roma, ottimo punto strategico per la proliferazione dell’attività criminale.
Insomma una vera e propria organizzazione che garantiva al capo, che si avvaleva di diretti fiduciari e della compagna convivente, per la parte contabile, introiti mensili sino a circa 200mila euro.
Guadagni che hanno consentito al boss, nel tempo, di affermarsi quale uno dei criminali più in vista dell’intero quartiere romano, grazie alla conduzione di uno stile di vita assolutamente lussuoso, che viveva in un un’appartamento davvero unico, e ad alcuni episodi che si era reso protagonista, dando risonanza nell’intera borgata, ma ovviamente anche agli stessi investigatori che lo hanno, infine, bloccato nella sua attività malavitosa.
Nel giorno del suo compleanno, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari, con divieto assoluto di comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitavano, organizzò una festa in grande stile con la presenza di alcuni pregiudicati e di un cantante neomelodico, invitato in qualità di special guest, avendo cura, quale dimostrazione di forza, di pubblicare sul social network Facebook, le foto dell’evento.
A seguito della grave violazione commessa, l’Autorità Giudiziaria competente aveva disposto a suo carico il ripristino della custodia cautelare in carcere, che intercettato in occasione di un colloquio, aveva riferito alla sua donna, contabile dell’organizzazione: “Tanto lo sanno che il 64 è mio”.
Tra i tantissimi clienti, vi erano, sia uomini che donne, di diverse estrazioni sociali ed età, dai 18 ai 55 anni, e non si esclude anche alcuni minorenni e, durante gli arresti e perquisizioni si è proceduto al rinvenimento ed al sequestro di circa 350 grammi di cocaina e di circa 9mila euro, in contanti, probabile provento dell’attività illecita.
Rocco Becce
Direttore Editoriale