Su disposizione della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la DIA (Direzione Investigativa Antimafia), con il supporto di personale delle Questure e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e di Roma, nella mattinata di ieri, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P., presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 34 persone.
29 sono finite in carcere e 5 agli arresti domiciliari, tutte gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso e detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate.
L’attività investigativa è stata avviata nel 2016 dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia – Centro Operativo di Roma), con il coordinamento della DDA della Procura di Roma.
Successivamente, a seguito dell’emersione di numerosi e significativi punti di contatto con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini, per tale parte, sono proseguite con il coordinamento della DDA di Reggio Calabria.
Le risultanze investigative hanno fornito gravi indizi, allo stato degli atti e fatti salvi i successivi sviluppi di merito, dell’esistenza, nell’ambito della associazione di tipo mafioso unitaria denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi, nonchè su quello di diverse altre regioni italiane, tra cui Lazio, Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e sul territorio estero, Svizzera, Germania, Canada, Australia, costituita con un organo collegiale di vertice denominato “La Provincia“, di un locale di ‘ndrangheta operante nel territorio di Sinopoli, peraltro, già emerso nel corso di precedenti operazioni giudiziarie, dove è radicata la famiglia mafiosa degli Alvaro, cui è legata altresì la famiglia Penna.
Dalle indagini è emerso, inoltre, come la cosca Alvaro, oltre ad essere operativa nel territorio di Sinopoli, domini anche il centro urbano di Cosoleto, paese aspromontano, dove insiste un locale di ‘ndrangheta autonomo nelle attività illecite ordinarie, ma funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli.
Gravemente indiziati, nell’ambito della presente indagine, di ricoprire i ruoli verticistici delle organizzazioni calabresi sono A.C., detto “u cuvertuni”, capo locale di Sinopoli, nonchè, quali capi locale di Cosoleto, A.F., detto “ciccio testazza”, A.A., detto “u massaru”, A.N., detto “u beccausu”, C.D., detto “scarpacotta”.
Le complesse indagini svolte hanno consentito di appurare come i sodali della cosca Alvaro abbiano dato vita, nel territorio della Capitale, ad un’articolazione, denominata locale di Roma, che rappresenta un distaccamento autonomo, del sodalizio radicato a Sinopoli e Cosoleto.
È emersa, sempre allo stato degli atti e fatte salve le successive verifiche processuali, un’immagine nitida dell’esistenza di una propaggine romana, oggetto della corrispondente attività di indagine della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Roma, connotata da ampia autonomia nella gestione delle attività illecite, ed al contempo della permanenza dello stretto legame con la casa madre sinopolese, interpellata per la soluzione di situazioni di frizione tra i sodali romani o per l’adozione di decisioni concernenti l’assetto della gerarchia criminosa della Capitale.
La stessa costituzione del distaccamento romano è stata in origine autorizzata dai massimi vertici della ‘ndrangheta, operanti in Calabria.
L’associazione è risultata, allo stato delle indagini e fatti salvi i successivi sviluppi giudiziari, pienamente operativa nel controllo del territorio.
Le indagini hanno mostrato un forte attivismo degli indagati nella risoluzione immediata di situazioni di criticità e frizioni, quali ad esempio quelle connesse all’avvicendamento delle nuove leve nella gestione del locale di Cosoleto, affidato a capi ormai anziani, quelle relative alla cura dei rapporti con i vertici della propaggine romana, A.V., figlio di A.N., detto “u beccausu”, e C.A., figlio di C.D., detto “scarpacotta”, nonchè quelle relative alle problematiche scaturite dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dal disaccordo tra i capi dei diversi ceppi della famiglia Alvaro.
L’operatività delle locali di Sinopoli e Cosoleto è risultata fortemente improntata al rispetto delle doti di ‘ndrangheta, l’osservanza dei riti e dei linguaggi tradizionali è stata esportata anche nella Capitale, dove la ‘ndrangheta, ed in particolare la cosca Alvaro, si è trasferita con la propria capacità di intimidazione ed ha creato una stabile ed autonoma struttura criminale.
Gli interessi del sodalizio mafioso si sono, peraltro, estesi all’amministrazione locale.
Il compendio indiziario raccolto mediante l’attività investigativa ha evidenziato, sempre fatte salve le successive valutazioni di merito, un forte interesse dei sodali all’esito della competizione elettorale del Comune di Cosoleto del 2018. C.A., capo locale romano, è stato ritenuto, infatti, gravemente indiziato del delitto di cui all’art. 416 ter c.p., in favore dell’attuale sindaco.
Anche prescindendo dalle singole vicende illecite, il legame tra la casa madre sinopolese e la propaggine romana è stato sempre attivo e gestito con estrema cautela.
Le indagini hanno disvelato che, secondo una strategia ben specifica, i due capi del locale di ‘ndrangheta romani limitavano al minimo gli incontri di persona con i vertici calabresi, facendoli coincidere con eventi particolari, quali matrimoni o funerali, in occasione dei quali si sono svolti incontri fugaci ma risolutivi, nei casi di estrema urgenza, poi, gli incontri sono stati concordati mediante l’intermediazione di messaggeri.
Alcuni dei destinatari della misura sono stati già condannati per l’appartenenza alla cosca Alvaro con sentenze passate in giudicato.
Sono attualmente in corso anche attività di perquisizione presso le abitazioni degli indagati e di acquisizione del materiale di rilievo probatorio.
Nel corso dell’attività di indagine, svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia con il supporto della rete @ON finanziata dall’Unione Europea, è stato avviato un coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari custodiali nei confronti di 43 persone, 38 in carcere e 5 agli arresti domiciliari.
Si riporta l’elenco dei presunti indagati destinatari della ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere:
1. A.C., detto “Bin Laden”, nato a Sinopoli (RC) il 2.1.1960; 2. A.C., detto “U Cuvertuni”, nato a Sinopoli (RC) il 16.6.1953; 3. A.D., detto “Micu u Merru”, nato a Sinopoli (RC) il 27.5.1976;.4. A.D., nato a Cinquefrondi (RC) il 14.9.1988; 5. A.F., detto “Ciccio Testazza”, nato a Taurianova (RC) il 3.6.1957; 6. A.G., detto “Stelio”, nato a Sinopoli (RC) l’8.9.1969; 7. A.A., nato a Polistena (RC) il 17.1.1998; 8. A.F., detto “Nando”, nato a Catanzaro 10.12.1972; 9. C.F., nato a Taurianova (RC) 10.11.1966; 10. C.A., detto “Ntoni Scarpacotta”, nato a Sinopoli (RC) il 20.3.1960; 11. C.D., detto “Scarpacotta”, nato a Scido (RC) il 13.2.1941; 12. C.V., nato a Cinquefrondi (RC) l’1.4.1988; 13. D.P.G., detto “Peppe u Palerminu”, nato a Cinquefrondi (RC) 20.5.1984;
14. L.A., detto “Micu u Biondo”, nato a Taurianova (RC) il 3.4.1973; 15. L.F., detto “Ciccio Mazza”, nato a Cosoleto (RC) 10.8.1948; 16. M.G., nato a Taurianova (RC) 26.9.1986; 17. M.R., nato a Cosoleto (RC) il 16.1.1964; 18. P.A., nato a Sinopoli (RC) il 21.5.1985; 19. P.C., nata a Palmi (RC) il 6.10.1983; 20. P.C., detto “Zanchi”, nato a Sinopoli il 22.11.1979; 21. P.G., nato a Reggio Calabria il 23.8.1997; 22. R.A., nato a Gioia Tauro (RC) il 5.2.1978; 23. R.A., nato a Cosoleto (RC) 19.11.1961; 24. R.G., nato a Polistena (RC) il 6.8.1997; 25. S.D., detto “Pulentuni”, nato a Cosoleto (RC) 14.11.1950; 26. V.A., detto “Ntoni u Brizzi”, nato a Cosoleto (RC) il 29.10.1968; 27. V.C., detto “Melo u Jack”, nato a San Procopio (RC) il 3.10.1960; 28. V.F., detto “Ciccio Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 14.4.1984; 29. V.G., detto “Peppe Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 10.06.1989. Alla misura degli arresti domiciliari: 1. A.S., nato a Polistena (RC) il 3.5.1995; 2. A.A., detto “Massaru ‘Ntoni”, nato a Sinopoli (RC) l’1.01.1937; 3. G.A., nato a Taurianova (RC) il 24.6.1975; 4. P.E., detto “Genio”, nato ad Oppido Mamertina (RC) il 4.8.1973; 5. R.M., nato a Cinquefrondi (RC) il 22.11.1980.
Redazione