
La “DIA” (Direzione Investigativa Antimafia), nelle ore, ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca di beni e società nei confronti di un imprenditore originario di Polizzi Generosa (PA), ma da anni residente a Caltanissetta.
Con lo stesso provvedimento il Tribunale, a seguito di richiesta avanzata dalla locale Procura, ha ritenuto la pericolosità sociale dedell’indagato, applicando la misura di prevenzione.
Il provvedimento di confisca, che segue il sequestro effettuato nell’anno 2020, trae origine da un’articolata e complessa attività investigativa condotta dal Centro Operativo di Caltanissetta, che ha ripercorso la carriera dell’imprenditore dalla metà degli anni ’80 ad oggi, accertandone la pericolosità sociale, oltre che un’ascesa economico imprenditoriale costellata da costanti e continui rapporti intrattenuti con il gotha dell’imprenditoria mafiosa.
Le investigazioni, hanno disvelato un quadro d’insieme composito, caratterizzato da un complesso reticolo societario, solo formalmente riconducibile a vari soggetti, fisici e giuridici direttamente o indirettamente al predetto collegati, e, solo apparentemente, svincolato da connessioni con il mondo della criminalità organizzata.
Già dal 2007, risultava condannato definitivamente per il reato di cui all’art. 416 bis c.p., al termine di un complesso percorso giudiziario, le cui origini risalgono al 1991, nell’ambito dell’indagine del R.O.S. comunemente denominata “mafia e appalti”.
Nell’ambito di tale sistema era emersa anche la figura dell’indagato, il quale, alla fine degli anni ‘80, in qualità di dipendente di una grossa società del Nord Italia, attiva nel settore delle grandi opere degli appalti pubblici, non soltanto si prodigò in favore di quella società per ottenere illeciti vantaggi in termini di aggiudicazione e gestione di lavori, in Sicilia, ma, grazie alla sua vicinanza al contesto mafioso dell’epoca, ne trasse personale illecito arricchimento tramite un’impresa a lui direttamente riconducibile.
Una vicenda complessa e molto articolata che inizia dalla formale collaborazione con la Giustizia, risalente al giugno 1992, seguita, successivamente, dalla cessazione del beneficio dello speciale programma di protezione, su espressa sua rinuncia che, dal 2001, inizia strategicamente, tramite prestanomi, la diretta gestione delle numerose società a lui riconducibili, operanti in provincia di Catania, Messina e Trapani.
Un impero milionario conseguito in oltre trent’anni di attività imprenditoriale e rapporti d’affari, intrattenuti anche con diversi boss mafiosi del vertice della mafia siciliana.
Il provvedimento di confisca di I grado eseguito, ha interessato l’intero capitale sociale ed il complesso di beni strumentali di 3 società, quote di partecipazioni in 5 società di capitali, 7 immobili, 4 autoveicoli e 22 rapporti bancari, per un valore stimato in circa 9.500.000 euro.
Redazione
