Bambine e bambini scappati dalla guerra hanno avuto le loro abitudini e certezze stravolte.

Sono disorientati, si trovano con persone che non conoscono, spesso senza i loro cari, all’improvviso immersi in una differente cultura e lingua.

Si tratta di una migrazione coatta.

Fortunatamente in Italia e in Europa si è messa in moto la macchina dei soccorsi per i profughi ucraini.

I piccoli hanno assistito impotenti alla distruzione delle loro case e scuole prima di partire in cerca di salvezza.

Questo sradicamento forzato può essere in qualche modo mitigato con una accoglienza adeguata in un luogo sicuro, per ristabilire la fiducia andata persa nel prossimo.

I bimbi vanno orientati verso attività ludiche in cui possano esprimere la fantasia, prendere coscienza delle loro capacità atte a essere resilienti, poter affrontare l’emergenza.

Il progetto “A scuola con noi” di cui fa parte questo saggio, ha l’obiettivo proprio di consentire a tutte le persone fuggite dalla guerra in Ucraina, di essere messe in grado di comunicare.

È, quindi, fondamentale preparare i bambini italiani immersi nelle notizie della guerra, nelle riprese e nei dibattiti inerenti la emergenza, a esternare i propri timori, riflessioni e preoccupazioni.

Come può la comunità scolastica favorire una piena inclusione e motivare alla gioia dell’apprendimento accogliendo chi vive un disturbo post-traumatico?

La guerra ha interrotto quel processo “ordinario” di andare a scuola, ma ci sono continue “interruzioni” anche per i nostri studenti italiani.

Pertanto l’inserimento nelle classi dei giovani studenti, è un’occasione per “ri-pensare” l’insegnamento-apprendimento nei suoi tratti fondamentali.

Chiara Vergani e Maria De Carlo ci hanno provato condividendo attraverso il volume “Professione docente in tempi di guerra”, e nel sottotitolo, appunti per insegnanti multitasking, quanto hanno esperito nei loro lunghi anni di attività dalla primaria alla secondaria di secondo grado.

Sono “appunti per insegnanti multitasking” (sottotitolo) alle prese con un “educere” sempre work in progress per una formazione dinamica e non statica, in continuo movimento e aperta a una società multietnica.

Ma non da soli.

Di qui la proposta di un possibile “circle time online” per gruppi di docenti che insieme vogliono affrontare l’arte più bella, ma la più difficile perchè l’educazione, come insegna Viktor Frankl “ deve essere educazione a saper decidere.”

E si può decidere se siamo stati educati alla ricerca e al pensiero critico.

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La resilienza, dunque, diventa essenziale in quanto rappresenta un processo atto a favorirne la messa in campo delle risorse interiori per affrontare le situazioni problematiche.

Redazione